Dopo aver visto A Quiet Place - Giorno 1 abbiamo voluto approfondire l'argomento degli animali di supporto e la pet therapy.

9 Luglio 2024 di Letizia

Nelle sale è arrivato A Quiet Place: Giorno 1, il nuovo capitolo della saga horror creata da John Krasinski. Tutti ricordiamo la frase che ha accompagnato i trailer dei primi due film “Zitto o muori”, un refrain angosciante che racchiude in sé la brutalità di un film geniale. 

Questa volta il film è un prequel che mostra al pubblico come tutto abbia avuto inizio e come il mondo sia diventato quel luogo infernale in cui non si deve fare alcun tipo di rumore. Lupita Nyongo e Joseph Quinn sono due sopravvissuti che decidono di aiutarsi, per cercare di fuggire dalle orribili creature in agguato. A Quiet Place: Giorno 1 sta ricevendo tutte le attenzioni che merita, non solo per la storia e per l’espansione dell’universo, ma anche per la presenza di un bellissimo felino nel cast principale: il gatto Frodo.

Infatti, l’introduzione di un nuovo personaggio molto volubile e naif, magnificamente offerto da una straordinaria performance attoriale di Lupita Nyong’o, ci offre una visione molto più ampia. Conosciamo grazie a lei Samira, una donna malata terminale che con il suo gatto vaga in una New York desolata e sull’orlo del baratro per mangiare una fetta della sua pizza preferita. Senza spoilerare nulla vogliamo concentrarci sul valore di Frodo e sulla grande importanza degli animali di supporto per i pazienti oncologici o malati in generale.

Gli animali di supporto

Vengono chiamati emotional support animals o con l’acronimo ESA (animali di supporto emozionale) e sono cani, gatti, caprette e anche maiali che aiutano a superare ansie e paure in determinate occasioni. La paura è un sentimento normale nel panorama esistenziale umano, ma certe volte diventa bloccante, soffocante e invalidante. Talmente intensa da impedire di vivere la propria quotidianità.

La figura dell’animale antistress ha cominciato a comparire negli Stati Uniti dopo l’attentato del 2001 alle Torri Gemelle. In quel periodo lo status quo è stato rovesciato e le persone hanno iniziato a manifestare sintomatologie patologiche da stress post trauma, con un aumento esponenziale degli attacchi di panico e della richiesta di terapie di supporto in tutto il mondo.

Ovviamente, con il passare del tempo, ci si è resi conto che chi possedeva un cane o un gatto riusciva a gestire meglio l’ansia e il terrore. Gli animali sono indifesi e hanno bisogno di noi, ci amano e non chiedono nulla in cambio e questo ci sprona a metterci di nuovo in gioco e cercare di sconfiggere quei sentimenti negativi che ci stanno uccidendo.

Gatti di supporto – Amicidicasa.it

Gli ESA in aereo

Per fare un esempio, in ben 58 aeroporti statunitensi lavorano degli ESA. Denver vanta la cosiddetta “brigata scodinzolante” più numerosa del Paese, composta da cento cani di quaranta razze diverse riconoscibili per la pettorina blu su cui è scritto “pet me” (“coccolami”). Cosa c’è di meglio di una coccola a un amico peloso, per sentirsi felice?

Da qualche anno, cani e gatti possono addirittura volare in cabina accanto al proprietario, previa certificazione da parte di un medico specialista che attesti che l’animale è un supporto emotivo per superare attacchi di ansia o panico oppure per soggetti autistici o con sindrome di Asperger. 

Questa è una dimostrazione di quanto gli animali stiano sempre di più entrando nel substrato sociale e siano in grado di assorbire e soddisfare i bisogni basici dell’uomo, cogliendo le sue emozioni e placandone l’ansia con il semplice potere della vicinanza e di un amore privo di pregiudizi.

Dall’ippoterapia alla pet therapy

Già nell’antica Grecia si era osservato il valore terapeutico degli animali. Ovviamente, a quei tempi si era più inclini ad attribuire poteri soprannaturali agli animali, ma era indubbio la positività della loro presenza. Il padre della medicina, Ippocrate, con una lungimiranza senza precedenti, fu in grado di consigliare come rimedio all’insonnia e allo stress quella che oggi viene chiamata ippoterapia. Ippocrate aveva notato che l’occuparsi di un cavallo, cavalcare solo per scopo ludico e concedersi una pausa avesse dei grossi benefici sui suoi pazienti.

Da quando i medici hanno cominciato a dare maggiore attenzione agli aspetti psicologici delle malattie come il cancro e i disturbi cronici, anche gli animali da compagnia quali aiuti terapeutici sono tornati in auge. Possiamo tranquillamente affermare che alcuni animali possono vantare il titolo di “terapia”, affiancando i medici nei percorsi di cura, interagendo con i pazienti e facilitando la comunicazione. 

Gli effetti benefici si notano soprattutto nei bambini e negli anziani che sono i primi destinatari di molte attività e terapie assistite con animali, come vengono chiamate con un’espressione più moderna e burocratica in Italia (le abbreviazioni sono AAA per attività assistita dagli animali e TAA per terapia assistita dagli animali).

In ambito oncologico ci sono meno studi sugli effetti della pet therapy rispetto a quelli disponibili per altri ambiti clinici. I dati che sono stati raccolti, tuttavia, sono molto promettenti. Si è registrato che i pazienti oncologici coinvolti con un animale nella quotidianità dichiarino di avvertire un miglioramento nelle attività giornaliere perché, grazie all’animale, i problemi legati al cancro non tornano ad assillarli nelle mura domestiche.

L’importanza di un cane e di un gatto tra le braccia allevia la percezione del dolore, dello stress psicologico e della depressione in pazienti sia pediatrici, sia adulti o anziani. Persino durante le sessioni di chemio, il potere magico che gli antichi greci dicevano possedessero gli animali si sprigiona, perché funzionano alla stregua di un analgesico.

Cani e gatti sono fondamentali perché è scientificamente provato che riducano la produzione dell’ormone dello stress, il cortisolo e facciano aumentare le endorfine. A Quiet Place ha perfettamente ragione: senza Frodo non si potrebbe affrontare la fine del mondo.

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