La pet therapy può essere definita scientificamente come un particolare tipo di terapia basata sul rapporto uomo-animale che mira a portare benefici all’essere umano. La scoperta della parte embrionale di questa importante terapia è avvenuta per gradi ed è importante ricordare date, nomi e persone coinvolte. Nel 1792, in Inghilterra, William Tuke incoraggia i pazienti con disturbi mentali a prendersi cura di animali da cortile, intuendone i benefici, perché i pazienti avvertivano il senso di responsabilità verso un altro essere vivente.
Nel 1942, in un ospedale di New York per feriti di guerra con traumi emozionali, si arriva ad utilizzare animali da compagnia e d’allevamento, ritenendoli efficaci nel normalizzare lo status mentis dei pazienti. La vicinanza di un animale, riusciva a cancellare l’orrore della guerra.
Sul finire degli anni 50 lo psicoterapeuta infantile Boris Levinson scopre per caso l’azione positiva della compagnia del suo cane su un bambino autistico che ha in terapia e inizia le prime ricerche sugli effetti degli animali in campo psichiatrico. Il bambino, quando nella stanza era presente il cane, era molto più collaborativo con il dottore e giocava con il suo amico peloso sentendosi rilassato.
Negli anni a seguire Levinson, per la prima volta, enuncia teorie plausibili e verificabili che spiegano gli effetti benefici della compagnia degli animali. Inventa per la nuova cura il termine “Pet Therapy” che utilizza nel suo libro Il cane come co-terapia. Nel 1975 i coniugi Samuel ed Elizabeth Corson, due psichiatri americani, adottano le teorie di Levinson per curare adulti con disturbi mentali ed elaborano la teoria della terapia facilitata dall’uso di animali da compagnia.
Negli Stati Uniti iniziano i primi programmi di Pet Therapy nelle case di cura e nei manicomi criminali. Si decide di applicare la Pet Therapy con gli anziani, studiando l’efficacia degli animali nel favorire le relazioni sociali tra le persone e gli animali da compagnia vengono promossi al ruolo di facilitatori sociali. Grazie a loro, le persone sono più portate ad interagire.
Arriviamo agli anni 80 quando Erika Friedman riesce a dimostrare l’esistenza di una correlazione positiva tra la sopravvivenza di persone che hanno subito un infarto e il possesso di animali da compagnia. Iniziano le prime ricerche per capire se il rapporto uomo-animale domestico possa ridurre l’ipertensione e il rischio di infarto cardiaco. Da questo momento la Pet Therapy è indiscutibilmente avviata verso il successo assoluto.
La Pet Therapy per i disturbi del comportamento
Abbiamo fatto un piccolo viaggio nella storia della terapia con un animale da compagnia, perché sappiamo quali siano i suoi straordinari benefici. La terapia con un animale, affiancata a quella psicologica e/o psichiatrica è fondamentale quando si parla di disturbi mentali. La vicinanza di un pet può aiutare a calmare l’ansia, trasmettere calore affettivo e aiutare a superare stress e depressione.
La Pet Therapy riesce ad arrivare in luoghi dove la medicina non può nemmeno avvicinarsi, poiché da un lato vi è l’animale con il suo amore verso l’uomo semplice ed incondizionato, mentre dall’altro lato vi è il paziente che si sente al sicuro con il suo amico. Entrambi si riempiono di coccole che aiutano a star bene. Inoltre gli animali aiutano nelle terapie motorie: pare che siano i migliori fisioterapisti.
Nei bambini affetti da disturbo da deficit dell’attenzione e disprassia occuparsi di un animale riesce ad attivare quelle zone del cervello che permettono di regolare il movimento e di orientarsi meglio nello spazio. La responsabilità di un animale, migliora anche il problema del deficit dell’attenzione, ovviamente sempre con l’aiuto di personale esperto accanto, ma la compagnia di un animale riesce a superare i problemi del deficit, perché prendersi cura di una creatura indifesa fa nascere quel senso di autocontrollo e responsabilità che costringono a mantenere la sufficiente concentrazione.
Cardiopatici e animali
Gli studiosi statunitensi hanno valutato come l’applicazione della Pet Therapy su pazienti con problemi cardiovascolari provochi un miglioramento assai importante nel quadro clinico generale. Le persone colpite da infarto e possessori di un cane hanno più alte probabilità di sopravvivenza perché la relazione con il proprio cane provoca una riduzione della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca attraverso i giochi e le carezze, inoltre la scienza ha ribadito che il rapporto con un animale invece che con una persona risulti molto più rilassante. Con la loro presenza, ci sentiamo più sicuri, meno fragili e produciamo molta serotonina in più.
Valutando tutti i risultati attraverso lo studio delle patologie sopracitate è più che mai evidente che gli animali abbiano un potere molto importante sulle nostre condizioni fisiche: tranne per qualche caso di fragilità estrema in cui è necessario che il cane sia particolarmente docile o addestrato ad esigenze particolari, come i cani che rilevano gli stati ipogligemici nei malati di diabete, tutti gli animali sono “curativi”. Il legame con il proprio umano nasce dalla quotidianità e dalla vita insieme, in un percorso di vita comune fatto di amore. Non esiste un animale più o meno adatto alla terapia (nel senso più generale del termine) rispetto ad un altro, perché quello che conta è il rapporto di affetto che si instaura con noi e che ci fa stare bene.