Tra i vincitori dell'ottava edizione del concorso Lush Prize anche Domenico Gadaleta ed Edoardo Carnesecchi: due ricercatori italiani.

23 Novembre 2020 di Chiara Pedrocchi

Sono italiani due dei vincitori dell’ottava edizione del Lush Prize, il concorso internazionale finanziato dall’omonima azienda di cosmetica etica per trovare alternative alla sperimentazione sugli animali.

Come si legge sul sito del concorso Lush Prize, la necessità di questa competizione è dettata da due fattori: la crudeltà e l’inefficacia dei test sugli animali.

La gara ha 5 focus principali: scienza, formazione, lobby, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e under 35. È in quest’ultima categoria che si sono qualificati i due italiani, Domenico Gadaleta e Edoardo Carnesecchi, ai quali è stato riconosciuto l’impegno per la ricerca di alternative alla sperimentazione di prodotti chimici sugli animali.

In finale sono arrivati ben 58 innovativi progetti derivanti da 21 Paesi diversi, ma solo 9 sono risultati vincitori del premio (250 mila sterline complessive).

Domenico Gadaleta, ricercatore dell’istituto Mario Negri di Milano, ha preso parte alla competizione con un progetto di studio relativo alla prevenzione dei rischi di danni e disturbi neurologici per l’effetto di alcune sostanze chimiche. È stato Gadaleta stesso a spiegare che a causa del numero di sostanze alle quali siamo potenzialmente esposti è praticamente impossibile, oltre che inaccettabile sul piano etico, ricorrere a test sugli animali per valutare i potenziali rischi.

Il progetto di Carnesecchi, che invece lavora in Olanda, presso l’Università di Utrecht, si differenzia da quello di Gadaleta perché legato alla valutazione della tossicità, per uomo e ambiente, dell’esposizione a miscele chimiche. Il ricercatore ha affermato che il numero di prodotti chimici è già altissimo e continuerà a salire, dunque i test di tossicità non possono più essere fatti in vivo, in quanto sarebbe impossibile testare tutte le sostanze e loro possibili combinazioni. Il ricercatore ha aggiunto:

Abbiamo allora bisogno di sviluppare strategie smart e di applicare le nuove metodologie Nam che non prevedono la somministrazione di test sugli animali, ma che risultano più efficienti, rapidi e sostenibili. 

Con la speranza che molti altri giovani italiani seguano l’ottimo esempio di questi due ricercatori, non possiamo che congratularci con Domenico e con Edoardo per l’eccellente lavoro svolto, e augurare loro: ad maiora!

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