MYLAV, laboratorio di analisi veterinarie, risponde alle domande più frequenti per prevenire una malattia a volte letale.

22 Marzo 2022 di Redazione

La primavera è arrivata. Il risveglio della natura coincide con gli alberi in fiore, il ritorno delle rondini e l’allungamento delle ore di luce. Proprio per questo i proprietari dei cani hanno l’opportunità di trascorrere qualche momento in più al parco, a patto di avere protetto i quattro zampe dalla Leishmaniosi. Già, perché la Leishmania infantum, agente della Leishmaniosi in Europa, è un parassita dei flebotomi, i cosiddetti pappataci, pericolosi per Fido, Micio e il loro stesso amico umano.

Che cosa sono i pappataci?

I pappataci sono insetti ghiotti di sangue. Questi artropodi amano banchettare durante la notte, soprattutto nei mesi più caldi, in territori poco ventilati. Proprio per questo i pappataci vivono in ambienti costieri e rurali, in cui le larve trovano l’habitat perfetto per crescere, come buchi nel terreno o crepe in muri umidi.

Leishmania

Ecco le risposte di MYLAV alle domande più frequenti

Trattandosi di una tematica molto delicata, con tassi di siero prevalenza fino al 53,1% in tutta la Penisola, sono molte le domande che tormentano i proprietari di un coinquilino a quattro zampe. Proprio per questo MYLAV, laboratorio di analisi veterinarie, assieme al supporto di Luigi Venco, medico veterinario specialista in Clinica dei Piccoli Animali, ha stilato un breve ma utile vademecum per rispondere alle otto domande più frequenti sulla Leishmaniosi.

1) Come scoprire se un cane è infetto? Quali sono i sintomi? E se il cane non li ha, come fare a scoprire che è malato?

«La diagnosi di Leishmaniosi è un esame prettamente di laboratorio che deve essere effettuato dal medico veterinario con esami indiretti (titolazione anticorpale) e diretti (volti a evidenziare la presenza del parassita), spesso in associazione. L’infezione precede di mesi l’eventuale comparsa di sintomi per cui, nelle zone a rischio, è consigliabile effettuare screening annuali, pur considerando che nessun tipo di test può dare la certezza che un cane non sia infetto. I sintomi, quando presenti, possono essere cutanei (dalla perdita di pelo, soprattutto nelle zone della testa, alle croste ai padiglioni auricolari) o si possono notare epistassi, patologie oculari, aumento della sete e perdita dell’appetito».

2) Si può ammalare l’uomo se al suo cane è stata diagnosticata la Leishmaniosi? 

«L’uomo può essere infettato da Leishmania infantum. Il contagio non è diretto, ma è causato dalla puntura dei flebotomi. Avere un cane affetto da Leishmaniosi - se trattato su consiglio del medico veterinario con farmaci che impediscono la puntura dei pappataci e che provocano la loro morte dopo il “morso” - non è assolutamente un fattore di rischio per la famiglia umana».

3) Si sa che è una malattia per la quale si deve stare in cura tutta la vita. Ma ci sono casi dimostrati in cui il cane è guarito?

«La guarigione, per quanto improbabile, è teoricamente possibile. Non esistono però esami clinici che possono accertare la guarigione o la negatività parassitologica. Proprio per questo è impossibile avere certezze sul tema».

4) Che aspettativa di vita ha un cane affetto da Leishmania?

«Il tutto dipende dal suo status immunitario e dalle eventuali terapie».

5) Di che cosa può morire un cane affetto da Leishmania?

«Trattandosi di una malattia sistemica, le complicanze possono essere molteplici. L’organo più bersagliato è solitamente il rene. L’eccessiva produzione di anticorpi può portare oltretutto a insufficienza renale cronica».

6) Se ci sono altri animali in casa, questi sono a rischio?

«Sì, perché frequentando lo stesso ambiente sono ugualmente esposti alla puntura dei flebotomi, a meno che vivano esclusivamente in casa o comunque non escano dal crepuscolo all’alba».

7) Quali sono le zone d’Italia più a rischio? Esistono, invece, Regioni a rischio zero? E com’è la situazione fuori dalla Penisola?

«Sono il Centro e Sud Italia, le zone litoranee e le colline appenniniche le aree a più elevata endemia, ma a oggi si può dire che nessuna parte d’Italia può essere considerata a rischio zero. In Europa tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo, dalla Spagna alla Grecia, sono considerati ad alta endemia. Nel Centro e Nord Europa, la malattia può essere presente, ma con modalità di trasmissione diverse, mancando il vettore del parassita».

8) I bambini corrono maggiori rischi?

«Nell’uomo colpito da Leishmania infantum, nella maggior parte dei casi, le lesioni si limitano alla cute, sono localizzate e rispondono bene alla terapia. Nei soggetti immunodepressi, come nei casi di infezioni da HIV, chemioterapia o terapie immunosoppressive, non si possono escludere però forme sistemiche indipendentemente dall’età».
Leishmania

Lascia un commento