Anche se l'Italia è oramai considerato un Paese pet friendly, le spiagge libere per cani non sono proprio a misura di zampa. Ecco perché

15 Giugno 2020 di Daniela Larivei

L’Italia è un Paese oramai considerato pet friendly e andare al mare con il proprio cane oggi sembrerebbe proprio semplice. Tra strutture ricettive e compagnie aeree che accettano animali e spiagge libere per cani… non ci sarebbe che l’imbarazzo della scelta. Ma secondo quanto riferisce l’Enpa (Ente nazionale protezione animali), il quadro sembrerebbe tutt’altro…

Spiagge libere per cani: davvero dog friendly?

Secondo infatti le segnalazioni dei cittadini pervenute all’Enpa, molti Comuni italiani si dichiarano amici dei cani ma poi emanano ordinanze poco dog friendly. Perché consentono l’accesso dei nostri amici a quattro zampe in spiaggia ma con numerose limitazioni, inficiando così una meritata giornata di relax e divertimento per l’animale e il suo padrone, oppure proprio lo vietano.

Nello specifico, molti Comuni, in base a quanto riportato dall’Enpa, emanano ordinanze che individuano sì spiagge accessibili ai quattro zampe ma vicino a foci di fiumi, molto degradate, difficilmente raggiungibili. Oppure, consentano l’accesso ai cani sulle spiagge, ma vietano comunque la balneazione o di passeggiare sulla battigia, che sono così costretti a rimanere lontano dall’acqua anche nelle giornate più calde, anche se non esiste alcun rischio sanitario.

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spiagge libere per cani

Spiagge libere per cani: vige il principio di proporzionalità

Nei casi peggiori, alcuni Comuni non hanno neppure indicato una porzione di spiaggia libera destinata all’accesso dei cani, violando il principio di proporzionalità circa il rapporto tra le esigenze pubbliche da soddisfare e l’incidenza sulle sfere giuridiche dei privati. Tradotto dal burocratese, la Pubblica Amministrazione deve perseguire il pubblico interesse optando per la decisione meno gravosa per i soggetti cui il provvedimento è destinato. Quindi, i proprietari di cani contribuiscono sì al mantenimento del bene pubblico ma poi non ne possono usufruire, neanche in minima parte, vedendosi così annullare la propria libertà (leggi anche Tar Lazio: i Comuni non possono vietare l’ingresso ai cani nelle spiagge libere).

Bau beach libere: troppe limitazioni comunali

Infatti, leggendo alcune ordinanze dei Comuni, le bau beach libere a tutti gli effetti sarebbero poche, e se previste non mancano le restrizioni. Alcuni esempi. Il comune di Jesolo ha individuato due aree non attrezzate e con accesso libero nei pressi della foce fiume Sile e Piave senza possibilità di balneazione. Il comune di Cesenatico consente l’accesso in spiaggia ai cani solo dalle 6 alle 8 e dalle 20 alle 22, con ingresso dalle spiagge libere e con diritto di balneazione negli stessi orari e in precisi specchi d’acqua. Il comune di Livorno ha vietato fino al 30 settembre la balneazione alla foce del Felciaio per motivi igienico sanitari: la qualità dell’acqua è scarsa, quindi nociva per animali e umani.

Altre limitazioni possono riguardare il numero, il peso e il sesso dei cani (le femmine nel periodo estrale non sono ammesse).

In generale poi, andare in spiaggia è quasi come affrontare un viaggio aereo dall’altra parte del mondo, perché sono richiesti tanti requisiti, come: vaccinazioni in regola, libretto sanitario, certificato di buona salute recente, microchip, collare antipulci, guinzaglio, museruola.

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Spiagge libere per i quattro zampe: l’esempio della Corsica

Per questo, l’Enpa si è rivolta all’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) affinché in ogni Comune costiero ci sia almeno la possibilità di avere a disposizione per i nostri amici animali una porzione di spiagge accessibili normalmente e senza restrizioni ingiuste e immotivate. Come ha fatto la Corsica del sud, dove invece gli accessi sono in gran parte consentiti, in quasi tutte le spiagge.

Per evitare di imbattersi in spiacevoli imprevisti, l’Enpa consiglia di informarsi sempre in anticipo contattando direttamente i Comuni (attenzione ad alcune ordinanze in rete che non sono aggiornate) dove si intende trascorrere la meritata vacanza per conoscere le spiagge autorizzate e gli eventuali divieti o trappole. Rimangono comunque gli stabilimenti balneari con un costo medio di 30 euro al giorno.

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