Scopri quali sono i pro e i contro del portare i gatti al guinzaglio e come abituarli secondo il loro carattere e la razza di appartenenza.

16 Ottobre 2022 di Redazione

Uno dei grandi dubbi che attanagliano chi ama viaggiare con il gatto è legato all’uso, contestato da molti, del guinzaglio. “Come fare in modo che il micio lo accetti?”, “Il gatto soffrirà o sarà contento?” Si tratta di dubbi più che sensati a cui gli esperti hanno cercato di dare risposta. Vediamo allora pro e contro del portare i gatti al guinzaglio e come, eventualmente, abituarli!

Guinzaglio sì o no? Il carattere conta

Per fare una scelta ponderata ed evitare di far soffrire il micio, potrà esserci d’aiuto conoscere il nostro gatto e soprattutto la sua razza. Se abbiamo un micio ansioso, forse è il caso di abbandonare l’idea del guinzaglio. Il panico che genererebbero l’allenamento e l’uscita potrebbe dare origine a problemi comportamentali cronici. Non è il caso, sarebbe una vera tortura. Per gestire le uscite al guinzaglio serve avere un micio sereno, sicuro di sé e senza particolari paure. L’indole felina con un po’ di abitudine riuscirà ad adattarsi all’idea dell’uscita ed eviterà di trasformarsi in stress.

In secondo luogo, il gatto “da guinzaglio” deve tollerare bene le nostre mani su di lui. Dev’essere un micio che non si ribella e che non si spaventa se si sente costretto e braccato per la realizzazione di… esperimenti come questo.

Anche la razza ci aiuta! Ci sono gatti come gli Angora e i Turchi detti “indomabili”, mentre altri come i Siamesi, i Thai, i Ragdoll e i Persiani che, se pazientemente educati, possono arrivare persino ad apprezzare questo tipo di attività. In ogni caso, facciamo una prova: la prima volta è difficile per tutti ma già indica se il progetto è facile da portare a termine o impossibile.

gattino al guinzaglio

Come abituare i gatti al guinzaglio

Cominciamo con l’acquisto giusto. Per non dare fastidio al micio e non farlo sentire troppo a disagio, meglio una pettorina morbida e coprente. Una volta accettata sarà più comoda e permetterà al micio di non sentirsi tirare troppo. Poi cominciamo a fare qualche prova in casa, nel momento in cui il gatto è tranquillo (non svegliamolo per questo però), quando non ci sono troppi elementi di disturbo come rumori particolari, ospiti e via dicendo. Teniamo qualche croccantino tra le mani per premiarlo se tutto va bene e mettiamo la pettorina.

Meglio se nei giorni precedenti la lasciamo nella cuccia del nostro amico, in modo che prenda gli odori di casa. All’inizio l’istinto del gatto sarà quello di rotolarsi e mettersi a pancia sotto. Si tratta di un riflesso, lo stesso che avrebbe se gli buttassimo qualcosa addosso che limita i suoi movimenti. Lasciamolo un po’ a terra e poi, pian piano, proviamo a farlo camminata. Vedremo che, se non rifiuta con scenate violente la cosa, passo dopo passo comincerà a non sentire più l’impedimento.

Procediamo così per una mezzoretta al giorno, per un po’ di giorni. In principio cammineremo in casa e gradualmente estenderemo l’attività fino a uscire. Attenzione però: evitiamo luoghi caotici e ricordiamo che il gatto potrebbe spaventarsi anche improvvisamente e senza un motivo per noi evidente.

Le cose da non fare mai

Ecco cosa non fare mai quando si coinvolge il gatto in questo esperimento:

• Mai mettere la pettorina a un gatto spaventato
• Mai uscire il giorno del primo esperimento
• Mai percorrere strade affollate
• Mai liberare il gatto, anche se bravo
• Mai allontanarsi troppo da casa a meno che non sia già “navigato”
• Mai strattonarlo.

Segui questi suggerimenti per non traumatizzare il tuo amico peloso e ricordati sempre di rispettare la sua volontà, senza andare oltre a ciò che lo rende sereno e a suo agio.

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