Si dice che i gatti “cadono sempre in piedi”, sulle loro zampe, ma qual è il segreto del loro equilibrio leggendario? La risposta risiede nel loro stesso corpo, una macchina davvero ben progettata. In questo articolo vi sveleremo il suo magico funzionamento.
Forse potrebbe interessarti anche: Perché i gatti mordono i piedi?
I gatti cadono sempre in piedi
Quante volte, osservando un gatto che passeggia tranquillo su muretti o tetti altissimi, ci siamo trovati con il fiato sospeso a chiederci cosa potrebbe succedergli se dovesse scivolargli una zampa o perdere l’equilibrio? Anche se succede raramente, può infatti capitare che un gatto cada da altezze considerevoli.
Niente paura: il suo corpo straordinario, progettato proprio per far fronte a qualsiasi esigenza, gli permette di limitare i danni grazie a un sofisticato senso dell’equilibrio che scatta coinvolgendo cervello, corpo, zampe e coda.
Solo i più recenti studi approfonditi sul comportamento dei gatti, uniti a filmati rivisti al rallentatore, hanno permesso di scoprire i meccanismi che regolano questo straordinario mix di orientamento ed equilibrio. Ed ecco perché possiamo affermare che i gatti “cadono (quasi) sempre in piedi”.
Come cadono i gatti?
Le 245 ossa che compongono lo scheletro del gatto sono molto elastiche, ma anche piuttosto leggere. Tenute insieme da un complesso sistema di muscoli e tendini assai elastici, possono permette all’animale balzi incredibili e scatti velocissimi, “felini” appunto. Una dimostrazione pratica di tale agilità la si ha quando assistiamo alla caduta nel vuoto di un gatto da considerevoli altezze.
Non è però solo una questione di ossa: è infatti il cervello il punto di partenza. Quando un gatto cade nel vuoto, il suo senso dell’equilibrio permette al cervello di coordinare i muscoli e le ossa del corpo in modo tale che, durante il salto, la colonna vertebrale compia una torsione permettendo al corpo di atterrare sulle quattro zampe.
Il momento dell’atterraggio è ovviamente quello più delicato. Se non fosse per la leggerezza dello scheletro sarebbe impossibile per il micio non fratturarsi le zampe. Inarcando la schiena e flettendo le zampe, che si trasformano quasi in una molla, il corpo del gatto riesce a distribuire il proprio peso in modo uniforme evitando di gravare interamente su una sola parte. In pratica, potremmo affermare che le zampe del gatto si comportano esattamente come gli ammortizzatori delle macchine.
Tutto questo viene definito tecnicamente “riflesso verticale”, ossia l’istinto innato nel gatto di atterrare sempre sulle quattro zampe. Una tecnica raffinata che, stando a studi recenti, si svilupperebbe nell’animale intorno alla quarta settimana di vita per perfezionarsi alla settima. L’altezza minima richiesta perché avvenga completamente questo riflesso (in sicurezza) è di circa 90 cm.
A questo istinto innato va aggiunta anche la dimensione minuta, la struttura ossea leggera e il pelo folto, tutti elementi che contribuiscono a rallentare la caduta libera da altezze considerevoli. Una volta raddrizzatisi in volo possono anche allargare il proprio corpo per aumentare la resistenza all’aria e rallentare di poco la caduta. La velocità limite di un gatto in caduta libera è di 100 km/h mentre quella di un umano in una posizione simile è pari a 210 km/h.
La coda, un timone spettacolare
La coda, durante la fase di raddrizzamento del corpo, che avviene nel corso della caduta, svolge un ruolo primario. Fungendo da “timone” permette al gatto di bilanciare il proprio movimento e raddrizzarsi così dalla posizione a pancia in su, pericolosissima se mantenuta durante l’atterraggio, e quella supina.
Ovviamente questa tecnica, che richiede qualche secondo, può essere messa in atto solo se la caduta avviene da una certa altezza. Infatti, paradossalmente, per un gatto è assai più pericolosa una caduta da un paio di metri, cioè da un’altezza che non gli consente di flettere il corpo come spiegato, che da una di 10.
Gatti sopravvissuti da incredibili altezze
Non dobbiamo tuttavia pensare che il gatto sia un animale “volante” in grado di cadere da altezze vertiginose senza mai farsi del male. A parte qualche caso passato alla storia, come quello di Serafino, gatto della provincia di Sondrio restato incolume dopo una caduta, nel 1990, dal campanile di Grosotto. Era alto ben 45 metri.
Bisogna precisare che spesso i gatti si feriscono gravemente durante le cadute soprattutto a causa dei traumi riportati al naso. La loro abitudine di scendere dalle piante sempre a muso in avanti, così come quella di allungare la testa durante la caduta, può spesso esporre a rischi imprevisti una delle parti più vulnerabili del loro corpo, il naso appunto.
Nonostante queste abilità straordinarie, va sempre ricordato che sono davvero pochi i gatti fortunati che sono sopravvissuti cadendo da grandi altezze. Un fatto simile accadde anche, nel 1973, a Forest Hill in Canada. Infatti, un micio di nome Gros Minou cadde dal balcone di un palazzo, da un’altezza di 100 metri circa.
Tuttavia, l’episodio forse più incredibile è accaduto a Long Island, negli Stati Uniti, dove un gatto Siamese di 8 anni di nome Cognac è precipitato per ben 335 metri da un aeroplano leggero ed è sopravvissuto miracolosamente alla caduta.
Ti è piaciuto questo contenuto? Prova a leggere anche: Qual è il gatto più grande del mondo? e Terza palpebra del gatto: cos’è e a cosa serve?