I gatti sin dai tempi antichi hanno suscitato una grande fascinazione nelle popolazioni, il rapporto dicotomico cane/gatto è più evidente che mai nei geroglifici che gli antichi egizi hanno lasciato alla storia. I felini venivano considerati animali caratterizzati da un’affascinante dualità di temperamento: da un lato protettivi, premurosi e leali, ma dall’altro combattivi, indipendenti e feroci, il dualismo perfetto di un animo libero.
Agli occhi degli antichi Egizi queste caratteristiche rendevano i gatti creature speciali, quasi ultraterrene. Secondo la mitologia egizia, gli Dei potevano trasformarsi in qualsiasi animale, ma solo la Dea Bastet aveva il potere di trasformarsi in gatto.
La potenza femminile legata alla luna e al ciclo mestruale era personificato in una dea come simbolo di vita e fecondità, ma altrettanto subdola e feroce. Per gli Egizi era il gatto a guardia dei templi, colui che vegliava sul confine vita e morte e accompagnava le anime da Anubi, il dio con la testa di cane protettore delle necropoli e di tutto il mondo dei morti.
I gatti erano così importanti per il popolo egizio da iniziare una grande diatriba con quello fenicio che ogni volta che aveva contatti con la popolazione del Nilo, ripartiva sempre con qualche ospite in più sulle imbarcazioni, perché i mici cacciavano i topi e aiutavano a mantenere l’equipaggio in salute eliminando i roditori.
Secondo la scienza le persone al potere hanno una preferenza per i felini
È evidente che, con un background così blasonato, il gatto abbia attraversato i secoli come compagno di persone importanti e non, che spesso sono state associate al loro animale, per la capacità di celare le emozioni, la scaltrezza e l’indipendenza.
Qualità indubbiamente da leader, che una ricerca dell’università di Warwick, in Inghilterra, confermò nell’affermare che le persone con grosse responsabilità sono anche grandi amanti dei gatti.
L’autrice Carola Vai nella sua opera Gatti di Stato: tra uso pubblico e passioni private edito da Rubettino, prendendo spunto dalle vite di re, regine, papi, capi di governo e dei loro amici felini, offre un bellissimo affresco di mondi diversi per linguaggio, cultura, sviluppo e gatti.
Personaggi chiave per la storia del mondo accomunati dall’attrazione per i felini tanto da considerarli insostituibili amici, fonte di serenità ed ispirazione, utili nella vita privata e nella vita pubblica.
Una lettura interessante, perché il gatto che si trova nella stanza di un potente osserva il suo mondo e sicuramente sarà di ispirazione in momenti fondamentali. L’aneddoto di Abramo Lincoln “la religione di un uomo non vale molto se non ne traggono beneficio anche il suo gatto e il suo cane” denota una personalità forte, un leader importante, se si confronta questa frase con quella arcinota “nella mia personale esperienza chi non ha vizi ha ben poche virtù”.
A livello psicologico è evidente il naturale amore per i felini di Lincoln, che quasi in simbiosi con l’animale simbolo di grandi virtù fatte di fusa e coccole è anche pronto a graffiarti quando è stanco delle troppe attenzioni ricevute.
I potenti della storia e i loro gatti
Solo per fare degli esempi di personalità feline, ancora oggi l’Ermitage pullula di mici fantastici, perché Caterina La Grande implementò l’inserimento di questi abili cacciatori a palazzo, già ampiamente inseriti dalla zarina Elisabetta per eliminare i topi. I gatti sono sopravvissuti a tutto; agli zar, alla guerra mondiale, a Stalin, all’epoca moderna e a Putin.
Oggi i gatti dell’Ermitage hanno un documento di identità e sono famosi in tutto il mondo, sono amati e vezzeggiati e a volte adottati a distanza. Il bellissimo museo ha un addetto stampa dedicato ai gatti e persone che vengono pagate per prendersi cura di loro. Ci sono cucine per preparare i loro cibi preferiti e anche una piccola infermeria, perché sono ufficialmente dei dipendenti statali.
Per fare un esempio di un’eccellenza italiana, bisogna assolutamente ricordare Francesco Saverio Nitti, giornalista, economista e meridionalista di orientamento democratico, come capo del governo italiano affrontò la riforma elettorale, la questione fiumana e le trattative di pace di Parigi.
Esule sotto il fascismo, nel dopoguerra fu promotore dell’Unione democratica italiana, membro della Costituente e senatore. Uomo granitico e lungimirante ai tempi della Costituente sul grave divario che avrebbe accompagnato il Nord e il Sud d’Italia, comprendendo le fortissime ripercussioni che il brigantaggio avrebbe avuto al Sud.
Uomo che, durante la carriera politica, ha sempre mostrato una passione smodata per i fatti, quasi facendo un calcolo matematico di attivi e passivi ricavabili da azioni politiche. Lo si vede ridere sinceramente in poche, anzi pochissime foto, quelle con il suo gatto Frittellino, amico e compagno anche nei momenti da esule, che forse è stato l’unico a permettere allo statista di rilassarsi veramente per dei brevi istanti. Anche nei momenti peggiori in cui l’Italia andava incontro alle scelte sbagliate della seconda guerra mondiale alleandosi con l’oscurità.