Il gatto Siamese è affascinante e sinuoso nei movimenti, con un’aura di mistero che lo accompagna in ogni momento. È un partner intrigante, esigente e decisamente irrinunciabile per molti: ecco perché!
Le origini
Il Siamese, come il Thai con cui spesso viene confuso, è originario dell’antico regno del Siam, ora chiamato Thailandia. In realtà l’aspetto odierno di questo felino è ben lontano dal tipo originale: nell’antichità, infatti, il Siamese era un gatto più massiccio rispetto a quello che siamo abituati a vedere oggi, e molto più vicino al Thai. I mici che vivevano, coccolati e tutelati, alla corte del re del Siam mostravano una struttura decisamente più pesante e tratti somatici più arrotondati, nonostante avessero già le mitiche “punte” (maschera, orecchie, coda e zampe colorate) e gli stupendi occhi blu degli esemplari attuali.
Approdato sul suolo inglese al seguito di un diplomatico in servizio a Bangkok, il Siamese fece scalpore e furono proprio gli inglesi che iniziarono ad allevare questa razza e a diffonderla nel mondo. La rigorosa selezione portata avanti a partire dagli anni Cinquanta ha via via affilato i tratti morfologici del Siamese fino all’estremo e, oggi, questo gatto si distingue nettamente dai suoi antenati per via della struttura assai longilinea e del muso decisamente triangolare.
Il carattere del Siamese
Il Siamese ha un carattere ben determinato. Insieme all’Orientale, inoltre, è forse il più espansivo dei gatti. Definito a ragione “un gran chiacchierone”, capace di modulare la voce in modo sorprendente e quasi ipnotico, è estroverso, intraprendente, atletico e vivace, ed è anche molto affezionato al suo umano prediletto che, però, gli deve continuamente testimoniare la sua devozione. Del resto, a un gatto dalla storia lunga e gloriosa come questo, la lealtà incondizionata è il minimo che si possa tributare ed è anche il minimo sindacale per quanto riguarda le aspettative del Siamese in ambito famigliare.
Proprio per le sue doti caratteriali è considerato il più addestrabile e calmo dei gatti, e non è difficile insegnargli a passeggiare al guinzaglio, iniziando quando è cucciolo e utilizzando un’imbragatura (ci torneremo più avanti). Dal punto di vista della “manutenzione”, avendo il pelo corto ed essendo molto attento alla propria igiene il Siamese non richiede cure particolari per quanto riguarda la gestione del mantello: sarà sufficiente spazzolarlo un paio di volte a settimana, utilizzando di tanto in tanto la pelle di daino per lucidarlo e rimuovere i peli morti. Meglio evitare i bagni ma, nel caso, ricordiamoci di asciugarlo bene poiché, a causa della quasi totale mancanza di sottopelo, soffre umidità e freddo: è un gatto che viene da zone tropicali, ricordiamocelo.
La salute
Delicato in passato, il Siamese odierno è invece piuttosto robusto e sano ma, come tutti i mici, può essere colpito da alcune patologie in particolare. Tra queste, da segnalare senz’altro la possibilità di una reazione alla comune procedura di anestesia, cosa che il veterinario dovrà ovviamente considerare in caso di intervento.
Ci sono poi alcuni soggetti geneticamente predisposti a sviluppare lo strabismo, il che, però, non inficia le capacità visive del gatto. Documentata a volte una minore risposta immunitaria verso il calicivirus e la rinotracheite felina. Da sapere, invece, che il Siamese è tendenzialmente longevo, con esemplari di vent’anni tutt’altro che rari.
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