Il gatto e i problemi del cibo
Sbagliato pensare che il gatto, vivendo di caccia in natura, sia in grado di ingerire qualsiasi cibo. Sono tantissimi i casi in cui i mici sviluppano vere e proprie allergie e intolleranze alimentari come accade a noi umani. Per questo motivo è importante capire bene di cosa si tratta.
I problemi alimentari del gatto:
- L’allergia sottintende un meccanismo di ipersensibilità (l’alimento, pertanto, funge da allergene e determina una risposta anticorpale di tipo immunitario).
- L’intolleranza consiste in una reazione anomala che si instaura senza che alla base sia riconosciuto un fenomeno allergico.
- L’idiosincrasia al cibo che non è caratterizzata da una risposta immunologica.
- L’anafilassi responsabile del ben conosciuto shock anafilattico.
- Le tossinfezioni alimentari: veri e propri avvelenamenti provocati da tossine contenute nel cibo o prodotte da microrganismi contaminanti.
- Le reazioni metaboliche legate a un singolo ingrediente o a un’anomalia del metabolismo.
- Le reazioni farmacologiche causate da residui chimici presenti nell’alimento.
Le reazioni
Ognuno di questi disturbi può manifestarsi in modi diversi più o meno evidenti.
Sebbene i sintomi più frequenti siano di tipo:
- dermatologico: prurito, che a sua volta genera infiammazioni, ferite, piaghe, croste e infezioni secondarie da leccamento o da grattamento.
- gastroenterico: vomito, rigurgito, emissione di feci non formate, diarrea, flatulenza e borborigmi
Tuttavia è necessario ricordare che occasionalmente possono comparire anche segni diversi, quali per esempio: eccessiva lacrimazione e congiuntivite, iper-produzione di cerume auricolare e otite, starnuti e tosse, fino ad arrivare – per fortuna molto raramente – a disturbi di tipo neurologico.
I problemi alimentari del gatto: trovare il colpevole
Per confermare il sospetto di una reazione avversa al cibo, è necessario in ordine:
- Escludere altre cause di malattia, come: infezioni, parassitosi, forme infiammatorie, endocrinopatie, disturbi del comportamento e così via.
- Cercare di eliminare o ridurre la sintomatologia.
- Conferma della diagnosi. Il metodo attualmente più utilizzato è quello della cosiddetta dieta da privazione, basata sulla dispensazione di un regime nutrizionale monoproteico, da somministrare in via esclusiva per almeno quattro/sei settimane consecutive. La scelta del tipo di proteine adatto al caso deve basarsi sull’identificazione di un ingrediente fino a quel momento mai impiegato.