La percezione del gusto: come percepisce i gusti
Per poter alimentare bene il nostro gatto è importante cercare di capire come percepisce i gusti, tenendo ben presente che nel felino tale senso è sviluppato in modo decisamente diverso che negli esseri umani. Infatti, come per l’udito, l’olfatto e la vista, anche in questo caso il gatto nasconde all’interno della sua testolina un meccanismo davvero formidabile. Un meccanismo che è in grado di funzionare perfettamente già al decimo giorno di vita.
La percezione del gusto: la lingua oltre il naso
Gli oltre quattrocento calici gustativi presenti sulla lingua del gatto permettono di valutare con precisione i gusti degli alimenti. Infatti, anche se il gatto analizza il cibo soprattutto attraverso l’olfatto, oggi possiamo affermare con una certa sicurezza che un micio può scartare un cibo non gradito dopo averlo assaggiato con un paio di caute leccatine. Ciò dimostra quanto l’animale si serva anche del gusto per individuare la presenza di sostanze non gradite. Nonostante tutto, va precisato che il gatto, rispetto all’uomo e al cane, è quello con meno gemme gustative: ne ha circa 473, contro le 1.700 del collega a quattro zampe e le 9.000 di quello bipede.
La percezione del gusto: salato è più buono
Il gatto è in grado di percepire i quattro gusti base: aspro, amaro, dolce e salato. Non tutte e quattro queste “sensazioni” vengono però avvertite con la stessa precisione
- L’aspro e l’amaro. Sono avvertiti dal gatto con la massima sensibilità, molto di più che nel cane e nell’uomo. Ciò non ci deve stupire, perché questi due sapori servono al micio per individuare sostanze che potrebbero essere dannose per il suo organismo: avvertire con la massima sensibilità retrogusti amari o aspri vuol dire difendersi bene dalla possibile presenza di tossine in un dato alimento.
- Il salato.La grande sensibilità ai sapori salati, molto graditi ai mici, fa intuire quanto l’intera superficie della lingua sia sensibile a questo gusto.
- Il dolce. viene avvertito solo ad altissime concentrazioni. Il tutto si accorda in perfetta armonia con il fatto che il gatto, essendo un carnivoro “perfetto”, ha bisogno di un apparato percettivo che gli permetta di poter preferire carni con alta concentrazione di sostanze utili, come la taurina, ad altre meno nutrienti.
- Attenzione ai luoghi comuni. Spesso si sente dire che i gatti adorano i cibi salati e che, per far ingerire loro una pappa non troppo gradita, basta versargli sopra un po’ di brodo saporito. Non è sempre vero. Il gatto, infatti, è un animale perfettamente in grado di capire se un cibo è più o meno sano, anche se è salato, acido, insipido o amaro. A molti gatti piace mangiare frutta acida o pesce non salato… è solo una questione di gusto. Più comune è invece l’avversione quasi totale per i cibi amari.
La percezione del gusto: una lingua perfetta
Ciò che colpisce della lingua di un gatto è senz’altro la ruvidezza, caratteristica dovuta a minuscole protuberanze cornee che servono ad aiutare l’animale a staccare la carne dalle ossa, a portare in bocca maggior quantità d’acqua e a staccare il pelo morto durante le pratiche quotidiane di pulizia personale. Tali protuberanze non svolgono però nessuna funzione gustativa. Le cosiddette papille, cellule atte alla trasmissione delle informazioni relative ai gusti, si trovano infatti solo sulla punta, lungo i lati e alla base della lingua. A secondo della loro funzione le papille hanno forme diverse: filiformi (le protuberanze con funzione abrasiva), fungiforme (le vere papille gustative) e circumvallate (con funzione sensitiva).
La percezione del gusto: più sapore!
Aumentare l’appetibilità della razione tramite l’olfatto, il gusto e il tatto. Per incrementare l’appetibilità della razione destinata al micio di casa, occorre far leva su tre dei cinque sensi di cui è provvisto: un poco di burro aumenta il valore calorico e rende il pasto più gradito dal punto di vista gustativo; l’aggiunta di brodo caldo di carne stimola l’animale a livello olfattivo e spiega perché gli odori e gli aromi di carne, pesce e pollo piacciano molto, conferendo una ben specifica risposta a una predisposizione psico-fisica naturale; le sostanze peptidiche e nucleotidiche (prima tra tutti l’inosina-5-monofosfato, presente in grandi quantità negli estratti di carne) sono potenti appetitogeni. Infine, non va mai dimenticato che il gatto è un predatore, dotato di una dentatura adatta ad afferrare, mordere e lacerare: le sensazioni tattili che derivano dal pasto, quindi, hanno un ruolo determinante, al pari di quelle olfattive e gustative.