Una missione archeologica scopre un’importante necropoli di gatti
Nell’antico Egitto quello della devozione per gli animali animali mummificati faceva parte di un culto molto popolare, diffuso e radicato. Le necropoli infatti erano dotate di un reticolo interno di gallerie che metteva in collegamento ciascun “reparto” dedicato agli animali per cui si esercitava la devozione. Il culto era talmente sentito che abbiamo testimonianze di finte mummie di animali che venivano vendute a caro prezzo ma che, in realtà, consistevano in un involucro di paglia con al massimo un paio di ossa di gatto. Questo era un modo per speculare sulla “fede” dei numerosi pellegrini che raggiungevano a piedi le necropoli per offrire dei doni votivi agli animali mummificati per ottenere quello che oggi i cattolici chiamerebbero “indulgenze”.
La scoperta degli esperti
Questi ritrovamenti archeologici in Egitto, sono stati annunciati anche da diverse autorità come il capo del Consiglio Supremo delle Antichità Mostafa Waziri e il curatore al Museo Egizio di Torino i quali hanno affermato che in quella zona si sono concentrati numerosi ritrovamenti di ex voto animali, come cani e falchi, per esempio. In questi ultimi anni sono arrivate proprio dall’Egitto delle comunicazioni molto importanti e secondo alcuni esperti si tratta di notizie diffuse soprattutto per dare uno sprint al turismo che nel tempo si è indebolito a causa di problematiche sociali e politiche.
I ritrovamenti archeologici
Tuttavia le immagini di animali che vediamo sono davvero impressionanti: sagome di animali in perfetto stato, statue di legno raffiguranti gatti, sarcofagi di cobra e due di coccodrilli e addirittura una scultura in bronzo dedicata alla dea gatto Bastet. Tutti questi ritrovamenti sono testimonianze di una cultura e di una suggestione millenaria che nasce da un unico, fondamentale istinto: la paura. Gli esperti spiegano infatti che l’essere devoti nei confronti degli animali, come ad esempio i felini, spesso nasce dalla paura che questi suscitavano e per allontanare le possibili sciagure di cui potevano essere vittime. C’era la credenza, in particolare per alcuni animali, che potessero avere la capacità di ipnotizzare gli umani (per esempio i serpenti o certi felini). Questo è il motivo per cui le divinità degli Egizi, ricordiamo una delle più famose Anubi il dio protettore delle necropoli raffigurato non a caso come un uomo dalla testa di cane, hanno conservato alcune sembianze animali.