Scopri in questo articolo se è vero che i gatti riconoscono la nostra voce e come funziona il loro strabiliante udito.

4 Giugno 2022 di Redazione

La percezione sonora dei nostri felini di casa rasenta l’impossibile e gli consente di sapere cosa accade intorno a loro con la massima precisione. Persino quando stanno dormendo. Se, in genere, ci stupiamo di come i gatti siano sempre sempre sensibili e attenti e di come sia difficile coglierli di sorpresa è perché raramente siamo a conoscenza di quali fantastiche qualità uditive possiedano.

Ma allora i gatti possono anche riconoscere la nostra voce? Un’università del Giappone ha svolto una ricerca per rispondere a questo quesito. Scopriamo insieme i risultati.

I gatti riconoscono la nostra voce: la ricerca giapponese

Una ricerca dell’Università del Giappone, condotta da Kazutaka Shinozuka e Atsuko Saito, ha dimostrato che i gatti possono riconoscere la voce del loro padrone in mezzo ad altre. I due studiosi hanno osservato la reazione di venti gatti a una registrazione in cui cinque voci distinte li chiamavano per nome e la quarta voce era sempre quella del loro umano.

Gli studiosi hanno registrato il movimento delle orecchie, della coda e della testa, così come l’emissione di suoni, la dilatazione degli occhi o le movenze di fronte a ognuna delle voci registrate. Hanno quindi appurato che in tutti e venti i soggetti l’interesse aumentava quando la registrazione corrispondeva alla voce del loro proprietario.

Come funziona l’udito del gatto

Dal punto di vista anatomico, l’orecchio del gatto è simile a quello dell’uomo e funziona nello stesso modo. Il padiglione auricolare raccoglie le onde sonore che entrano nel condotto uditivo e poi raggiungono il timpano che le trasferisce agli ossicini dell’udito, martello, incudine e stoffa. Sono gli stessi che troviamo anche nel nostro orecchio e che “vibrano” grazie ai suoni che li raggiungono. Le vibrazioni create arrivano all’orecchio interno che trasforma le onde sonore in impulsi elettrici e le trasferisce al cervello tramite il nervo uditivo. Qui i suoni vengono elaborati insieme agli altri impulsi sensoriali e il gatto li utilizza per interpretare la realtà, proprio come noi. Ma le somiglianze tra noi e i mici, da questo punto di vista, si fermano qui.

A differenza nostra infatti, le loro orecchie sono ampiamente mobili. Entrambi i padiglioni sono dotati di ben quindici muscoli che possono orientarli praticamente in qualsiasi verso. Muovendoli in direzione di un suono, quindi, il micio può localizzare con molta precisione l’ubicazione della fonte e calcolarne la distanza. Se i suoni di interesse sono due, è sufficiente che orientino un padiglione verso l’altro stimolo uditivo per raccogliere più informazioni contemporaneamente. Del resto, per un cacciatore di piccola taglia come il gatto, è fondamentale cogliere i segnali sonori di una preda, ma anche quelli emessi da un potenziale predatore più grande e quindi pericoloso.

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