Una lettera aperta al governo chiede di diminuire l'IVA sugli alimenti per gli animali e le prestazioni veterinarie.

1 Agosto 2020 di Livia Mossi

Avere un animale domestico è una gioia immensa: un cane o un gatto diventano, come ben sappiamo, vere e proprie ragioni di vita. Allo stesso tempo, garantire al nostro cucciolo una vita ricca di benessere e d’amore può essere molto gravoso economicamente.

Gli animali d’affezione in Italia sono tantissimi: la stima si aggira attorno ai 60 milioni, dunque, circa un animale per persona. Parliamo, in particolare, di 29,9 milioni di pesci, 12,9 milioni di uccelli, 7,3 milioni di gatti, 7 milioni di cani, 1,8 milioni di piccoli mammiferi e 1,4 milioni di rettili per un mercato che vale oltre 2 miliardi di euro.

Gli animali di compagnia, inoltre, sono membri riconosciuti delle comunità nelle quali svolgono “incarichi di rilievo” (come servizio ai non vedenti o aiuto nelle situazioni d’emergenza) e quindi la loro salute dovrebbe essere di interesse pubblico.

Nonostante ciò, gli alimenti per cani e gatti e le prestazioni veterinarie sono gravati da un’aliquota pari a quella dei beni di lusso: 22%. Un costo fin troppo elevato, che non tiene assolutamente in conto quanto siano fondamentali i nostri amici a quattro zampe.

A tutto questo si aggiunge l’aumentata pressione fiscale e un impoverimento generale che ha colpito le famiglie italiane a causa dell’emergenza Coronavirus.

In aggiunta, durante il lockdown, attività del settore della salute e del benessere animale non erano state sospese, proprio perché si tratta di un settore funzionale ad assicurare la continuità della filiera e dei servizi di pubblica utilità ed essenziali. Pare quindi un’incoerenza tassare come beni di lusso prestazioni di carattere essenziale, quali le prestazioni veterinarie e i prodotti alimentari per animali da compagnia.

Proprio per questo motivo, veterinari e aziende del settore chiedono al Governo e al Parlamento che le prestazioni veterinarie e gli alimenti per cani e gatti vengano permanentemente collocati in fascia IVA agevolata al 10%, la stessa dei medicinali veterinari.

Questa richiesta è stata esposta sotto forma di lettera aperta ed è stata firmata da Assalco (Associazione Nazionale tra le Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia) dalle maggiori sigle del settore che riuniscono Medici Veterinari e Imprese dell’alimentazione animale e dei farmaci veterinari (Anmvi, Fnovi, Simevep, Enpav, Aisa, Ascofarve e Assalzoo).

Nella lettera viene addotto anche un altro buon motivo per diminuire l’aliquota, ossia il fatto che senza una maggiore omogeneità nell’IVA diventerà complicato raggiungere ulteriori obiettivi necessari al conseguimento del Recovery Plan; tra questi vengono citati la lotta alla resistenza da antibiotici, la sicurezza di alimenti e mangimi per animali, il controllo delle malattie animali e di quelle trasmissibili da animale a uomo.

Sebbene ci siano moltissimi buoni motivi per essere a favore di una riduzione dell’IVA, il primo e il principale deve rimanere la sensibilità ai bisogni degli animali, che non possono essere considerati “beni”, per giunta di lusso. Parlando di animali come “oggetti” si incentiverebbero soltanto pratiche becere come il maltrattamento e l’abbandono.

Ci auguriamo di potervi presto aggiornare con buone notizie, sia per noi che per i nostri amici di casa!

 

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