16 Novembre 2019 di Redazione

La Storia della Settimana: Elisa adotta due gatti neri, Edgar e Salem

In occasione della Giornata Nazionale del Gatto Nero, domani 17 novembre, abbiamo scelto come Storia della Settimana, il bellissimo racconto di Elisa, una nostra affezionata lettrice di Gatto Magazine.

Elisa, andando contro tutte le dicerie e superstizioni che si aggirano intorno alla figura del gatto nero, ha deciso con grande coraggio di salvarne ben due. La ragazza ha attraversato l’Italia pur di averli e pur di dargli l’amore che meritano. Purtroppo ancora oggi i gatti neri non sono ben voluti e la gente. Quando se li trova davanti, non li sceglie. Speriamo che sia di esempio per tutti.

Elisa ci racconta…

Ma cosa guardo a fare? Mica si può scegliere un cucciolo dalle foto! Dopo le vacanze vado in gattile e scatterà la magia…” questo mi ripetevo mentre continuavo a guardare gli annunci in rete, uno più toccante dell’altro. La verità è che non si sceglie proprio… è lui che sceglie te. E così è stato. Un gatto nero chiamato “Salem” con degli occhietti ancora azzurri e un musino meraviglioso che mi si stamparono nel cuore in un attimo.

L’avevano trovato sul ciglio della strada, mezzo morto, e l’avevano riportato alla vita. Iniziò così il lungo iter di adozione, che mi fece attraversare l’Italia per ben tre volte, tra l’incredulità di amici e parenti che non facevano che ripetermi: “Ma non ci sono gatti più vicini?”. Il primo viaggio fu per conoscerlo, scoprire che era un peperino iperattivo soprannominato “il teppista” dalla splendida famiglia che lo aveva accudito nell’attesa dell’adozione.

Furono loro a propormi l’adozione di coppia. C’era un altro gattino, anche lui nero, per cui nessuno aveva mai chiamato. “I gatti neri non sono richiesti” mi spiegava la volontaria con amarezza. In più, l’avevano trovato in un cimitero circostanza che di certo non aiutava a combattere l’ignoranza e la superstizione della gente.

Per lui, di lì a un mesetto si sarebbero aperte le porte del gattile. Che fare? Alla fine, decisi di conoscere anche lui. Quando lo vidi, mi si spezzò il cuore. Un gattino diventato grande troppo presto,  lo sguardo triste, rassegnato, senza speranza. Non si faceva avvicinare, né tantomeno prendere in braccio. Un bimbo ferito.

Decisi in quel momento di adottare i gatti neri. Tutti e due. Il piccolo pestifero, Salem, e il bimbo cresciuto troppo presto. L’avrei chiamato Edgar, perché la sua storia era cominciata un po’ come un racconto di Poe ma per lui ci sarebbe stato un finale ben diverso.

Dopo aver messo la casa in sicurezza, me li andai a prendere, uno per uno. Due altri lunghi viaggi, in treno e pullman, passati a furia di coccole e giochi, verso una casetta fatta solo d’amore. Era una scommessa. Due maschietti, che non erano fratelli, sarebbero andati d’accordo?

Non solo vanno d’accordo, sono inseparabili. Giocano insieme, dormono insieme, si fanno il bagnetto a vicenda, non stanno lontani neanche un momento.

Ogni tanto mi fermo a guardare Edgar che gioca con quel suo sguardo che è così diverso da quello spaventato che avevo giurato a me stessa di cancellare dal suo musetto, o quando viene a dormire accoccolato contro di me e penso a quanto siamo stati fortunati ad incontrarci, tutti e tre. Una nuova vita per loro, una vita piena di amore, calore, risate e… disastri per me.

Rubrica: “La storia della settimana”!

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