I tre mondi del cane: a contatto con familiari, conoscenti, estranei
Per il cane, e per il suo modo di rappresentare la realtà, non tutti gli umani sono uguali. Ci sono tre categorie: il “gruppo sociale” di adozione, i conoscenti e gli estranei. La prima categoria si riferisce, ai membri della famiglia che, insieme al cane, creano un branco. C’è chi si dedica alle passeggiate, chi all’alimentazione e chi al gioco o alle attività cinofile, così che ogni famigliare diventa di vitale importanza agli occhi del cane. Al di fuori ci sono i soggetti che, per varie ragioni, mantengono un contatto costante con il cane: amici, parenti e abituali frequentatori del “territorio”. Nei confronti di queste persone, ogni cane può esprimere un interesse diverso che dipende dal loro modo di porsi e dalle condizioni caratteriali del nostro amico. La terza categoria comprende tutti quelli che entrano in contatto saltuario con il cane, come il veterinario, il toelettatore e ogni altra persona che potrà conoscere. Dobbiamo, poi, aggiungere la miriade di umani che il nostro amico si trova a incontrare quotidianamente, senza produrre azioni di relazione; si parla, in questo caso, di interazione indiretta, sebbene parte integrante del suo vivere sociale. Tutte queste categorie vanno a comporre un mosaico che permette al cane di esprimere la propria natura sociale, omettendo reazioni di aggressività, paura, tensione e fuga. Questa natura sociale si esprime in modi molto diversi: si va dall’estrema confidenza in famiglia ai saluti di benvenuto agli amici, dalla piacevole tolleranza nei confronti degli estranei fino all’indifferenza verso quelli che, in termini concettuali, sono “sconosciuti”.
Il galateo canino: come fare conoscenza con un cane sconosciuto?
Affinché la conoscenza degli umani sia vissuta senza traumi, dobbiamo conoscere alcune regole di corretta interazione.
In primo luogo, se intendiamo presentarci a un cane che non conosciamo, lo dobbiamo fare abbassandoci leggermente, mettendoci di fianco ed esponendo il palmo della mano. L’assenza di uno sguardo diretto e l’esibizione di una parte del corpo consentono al cane di scegliere se avvicinarsi o rimanere dove si trova. Nella prima ipotesi, il cane ci annuserà in una zona in cui i nostri odori sono evidenti, per poi decidere se proseguire o fermarsi alla “stretta di mano”. Avvicinandoci a lui, non facciamolo in linea retta, ma seguiamo una sorta di semi curva che, nel linguaggio canino, indica assenza di conflitto. Effettuata questa prima fase silenziosa, possiamo cominciare ad accarezzarlo nelle zone del collo e del mento, evitando la testa, la bocca, le orecchie e la coda. L’impiego di una voce “soffusa”, senza eccessi di note acute o grevi, agevolerà il tutto. Attendiamo che sia lui a concludere l’incontro: solo allora, con estrema delicatezza, ci alzeremo allontanandoci, quasi si trattasse di una sorta di galateo da applicare in modo rigoroso e rispettoso. Non dimentichiamoci che, per quanto essere sociale, il cane protegge sempre sé e i propri spazi, non amando che ci si avvicini in modo troppo impetuoso o frettoloso. Per questo motivo, se avrà scelto di evitarci, è opportuno non insistere, poiché ciò potrebbe produrre esattamente l’effetto opposto e noi finiremmo per diventare un qualcosa di negativo che il cane tenterà di evitare anche in futuro.