Insegnare il richiamo al cane è il passo più critico ed importante. Con il termine richiamo si intende il pronto ritorno del cane verso il proprietario.

20 Dicembre 2018 di Redazione

Il richiamo al cane: il passo più importante, ma anche il più difficile

Insegnare il richiamo al cane è il passo più critico ed importante. Con il termine “vieni” o richiamo si intende il pronto ritorno del cane verso il proprietario, a seguito di una chiamata verbale. Il richiamo al cane, come qualsiasi altro comando, è più semplice con i cuccioli che con i soggetti adulti. Salvo problemi di rapporto o di errate abitudini ormai acquisite, qualsiasi cane è in grado di apprenderlo facilmente, purché si rispettino i suoi tempi.

Se siete alla vostra prima esperienza con un amico con la coda fatevi aiutare o consigliare da un addestratore qualificato. Essenziale iniziare su un terreno chiuso, di modo che non si allontani troppo. Non associare il richiamo al guinzaglio. Il cane potrebbe collegare il comando alla fine del divertimento. Gli esercizi vanno programmati in orari lontani dai suoi pasti, anche per non esporlo a rischi di torsione di stomaco che, in alcune razze, sono abbastanza elevati.

Il richiamo: passo dopo passo

1- Dopo aver mostrato al cane i rinforzi (palline, cibo, tira-molla e… noi stessi), affidiamo il guinzaglio al nostro aiutante e lasciamo che si allontani con il cane, anche se è recalcitrante (in realtà, è buon segno perché significa che non vuole allontanarsi da noi).

2 – L’aiutante prende il guinzaglio e inizia ad allontanarsi da noi insieme al cane, senza parlare né dare alcuna enfasi alla cosa. Ovviamente, senza neppure tirare il cane con violenza. Noi restiamo fermi, in piedi e in silenzio.

3 – Il cane e l’aiutante si allontanano con calma per una quindicina di metri circa. L’aiutante deve controllare la direzione dello sguardo del cane, in attesa che non sia diretto verso di noi. Giunto a una quindicina di metri circa, l’aiutante verifica che il cane non sia rivolto verso di noi e, in tal caso, alza il braccio per segnalarci che sta per liberare il cane, ma non lo lascerà andare fino a quando noi non lo avremo chiamato.

4 – Senza perdere tempo, chiamiamo il cane: prima il suo nome e poi il comando che abbiamo scelto per il richiamo, per esempio “Vieni!”. Usiamo un tono sereno e molto chiaro ma senza urlare. Se tutto va come sperato, il cane partirà subito verso di noi.

5 – Non appena il cane ci raggiunge, iniziamo a utilizzare la sequenza dei rinforzi, iniziando da quello in genere meno significativo, cioè coccole e carezze (“contatto sociale” in termini tecnici), subito dopo avergli detto “Bravo!” per confermargli di aver eseguito correttamente.

6 – Successivamente, passiamo al rinforzo che viene per penultimo nella scala di preferenze del cane. Nel caso di questo Australian Shepherd, il tira-molla. Giochiamo con lui per una ventina di secondi.

7 – Messo via il tira-molla, passiamo al rinforzo che viene per secondo nelle preferenze del cane, in questo caso le palline. Ne utilizziamo due, uguali, per evitare che il cane sviluppi preferenze per l’una  o l’altra. Lanciamo le palline, una alla volta, sempre molto vicino a noi, in modo da non perdere il contatto con il cane e da poter recuperare facilmente ciascuna pallina ogni volta che il cane la lascia per prendere l’altra.

8 – Concludiamo la sequenza dei rinforzi con il più ambito dal cane, in questo caso il cibo, offrendogli alcuni bocconcini ma senza esagerare. In questo modo, concludiamo l’esercizio nel modo più gradito e gratificante per il cane, che però conserverà ancora il desiderio di essere gratificato e, facilmente, la prossima volta eseguirà ancora più prontamente.

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