Il bracconaggio continua a imperversare, da Nord a Sud Italia. E’ di poche ore fa la notizia del grave ferimento a fucilate, sulla costa calabrese dello Stretto di Messina, di un falco di palude, splendido rapace che ogni anno, assieme a decine di migliaia di suoi simili, percorre la rotta migratoria che dai quartieri di svernamento dell’Africa subsahariana porta ai siti di nidificazione in Europa.
L’animale si trova ora ricoverato presso il Centro di Recupero Fauna Selvatica Stretto di Messina, gestito dall’Associazione Mediterranea per la Natura (MAN) che, insieme ai volontari WWF, ha iniziato le attività di monitoraggio delle migrazioni in funzione antibracconaggio per il 38esimo anno consecutivo. Infatti, come ogni anno, il passaggio dei migratori, che dopo avere attraversato il deserto e il canale di Sicilia giungono in Italia stremati, coincide con l’aumento di fenomeni gravissimi di bracconaggio. Questi crimini sono compiuti per diversi scopi: dalla uccisione di piccoli uccelli destinati ad alimentare il mercato della ristorazione nel nord Italia, alla cattura delle specie utilizzate nel traffico clandestino dei richiami vivi, fino all’abbattimento di esemplari, anche appartenenti a specie che rischiano l’estinzione, per puro e ingiustificabile “divertimento”. Afferma Dante Caserta, Vice Presidente del WWF Italia:
“Ciò che colpisce è la constatazione che i bracconieri, nonostante siano oramai in molti casi noti alle forze di polizia, continuano ad operare alla luce del giorno, senza timore di subire alcuna sanzione, arrivando, in alcuni casi, addirittura a rendere pubbliche le loro gesta criminali sui social”.
È ciò che è accaduto anche a Villa Literno (CE) dove, nei confronti di due soggetti, la Procura di Napoli Nord ha emesso le misure cautelari del divieto di dimora, nonché disposto il sequestro di armi e munizioni, perché indiziati di avere causato “per crudeltà e senza necessità” la morte di ben 70 uccelli protetti, tra cui 8 volpoche, specie particolarmente protetta perché in pericolo di estinzione.
I due, dopo avere ucciso questi animali, hanno infatti realizzato e pubblicato un video sui social (sopra, un fotogramma), non solo vantandosi di questo odioso crimine e di quanto sia stato facile uccidere gli uccelli, ma istigando ad emulare queste vomitevoli azioni. I soggetti sono stati identificati grazie all’attività di indagine del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Caserta, in collaborazione con i militari della Stazione Forestale di Marcianise e il Raggruppamento Biodiversità di Caserta che sono inoltre riusciti ad individuare e sequestrare il luogo in cui è stato commesso il reato, un’area attrezzata adibita all’esercizio di attività venatoria illegale. Conclude Caserta:
“Questi episodi rendono evidenti la necessità e l’urgenza di agire per dotare la Magistratura e le Forze di Polizia di strumenti idonei a rendere realmente efficace l’azione di contrasto a crimini tanto crudeli quanto gravi perché, oltre a provocare enormi danni alla biodiversità, sono connessi a numerosi ulteriori fenomeni criminali che spesso fanno capo a strutture associative organizzate per delinquere. Il plauso del WWF Italia va alla Magistratura e alle forze di Polizia, oggi in particolare all’Arma dei Carabinieri che, grazie alla passione, alle abilità investigative e alle competenze giuridiche, riescono ad ottimizzare gli sforzi e creare le condizioni per individuare e sanzionare chi pensa di potere prendersi gioco dello Stato e delle sue leggi. Questo avviene nonostante l’immobilismo della politica che non introduce modifiche legislative per rendere il regime sanzionatorio per questi atti effettivamente deterrente e per dotare gli organi inquirenti di più efficaci strumenti investigativi. Questa operazione dimostra inoltre quanto sia importante che chiunque entri in contatto con foto o video simili li metta subito a disposizione delle Autorità”.
Il WWF Italia, che ha già dato mandato ai suoi avvocati di presentare un esposto alla Procura di Reggio Calabria e di costituirsi parte civile nel processo che verrà avviato presso il Tribunale di Napoli Nord, continuerà a lavorare al fianco dello Stato a tutela della legalità ambientale, anche grazie al preziosissimo contributo delle sue guardie volontarie, degli “avvocati del Panda” e al progetto europeo Life SWiPE, mirato a coinvolgere tutti i protagonisti della lotta ai crimini di natura, fornendo loro occasioni per accrescere le proprie competenze al fine di rendere sempre più efficace l’azione investigativa finalizzata alla lotta al bracconaggio.