In occasione della Giornata mondiale della Terra 2021 l’Ente Nazionale Protezione Animali fa il punto sui traguardi da raggiungere e invita tutti i cittadini del pianeta a riconsiderare le proprie abitudini alimentari. Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa, afferma:
“Sono 51 anni che celebriamo questa giornata dedicata alla Terra ma se allora, nel 1970 quando è nata con l’intento di sensibilizzare il mondo all’importanza della conservazione delle risorse naturali della Terra, poteva sembrare appannaggio di una certa politica, un evento di nicchia per idealisti di tutte le età e colori oggi è chiaro che non è più così. E il 22 aprile è per tutti noi un alert che ci ricorda che non abbiamo più tempo da perdere. Ora sappiamo che il count down delle risorse naturali del nostro pianeta è iniziato e se non interverremo con decisione, facendo ognuno la nostra parte, a distanza di pochi anni avremo poco da celebrare o da sensibilizzare.”
Carla Rocchi spiega che dobbiamo ridurre le emissioni di gas serra nei Paesi sviluppati di almeno l’80% da qui al 2050 per avere una possibilità di restare sotto la soglia di pericolo rappresentata da un aumento medio della temperatura di 2 gradi. Ma gli attuali livelli di produzione sono insostenibili per l’ambiente e le soluzioni tecnologiche non bastano, quindi sarà necessario considerare una riduzione della produzione e del consumo di prodotti di origine animale, a vantaggio di salute e ambiente.
Infatti, se il sistema attuale di intensificazione dell’agricoltura e dell’allevamento resterà tale, da solo porterà ad un aumento delle emissioni di gas serra del 77% entro il 2050. Al contrario se riducessimo del 50% il consumo di carne, latte e uova nell’Unione europea, riusciremmo a ridurre le emissioni del 25-40%. Dunque, bisogna dire subito stop a agli allevamenti intensivi, anche a quelli dei pesci. Altrimenti, continuando così, finiremo per svuotare i mari, polmone fondamentale per l’ossigeno che respiriamo. E deforesteremo l’Amazzonia: proprio nel mese di marzo si è registrata la più elevata deforestazione degli ultimi dieci anni e l’Istituto dell’Uomo e dell’Ambiente dell’Amazzonia ha riferito che sono stati distrutti lo scorso mese 810 chilometri di foresta pluviale, con un aumento del 216% rispetto a marzo 2020. Continua la Rocchi:
“E tutto questo nell’anno in cui la pandemia a livello globale dovrebbe averci inculcato bene un concetto semplice: rompere gli equilibri tra uomo e natura porta gravi conseguenze. Conseguenze che ci colpiscono singolarmente, da vicino. E allora cosa aspettiamo ad agire in prima persona? Iniziamo dai piatti che portiamo a tavola. Bisogna cambiare dieta! Dimezziamo il consumo di carne, latte e uova da subito e contribuiremo tutti insieme a ridurre le emissioni dei gas serra del 25-40%”.
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