Il gatto non è un animale da branco, ma questo non significa che ami stare da solo. Anzi. Ci sono tanti motivi per cui il gatto ha bisogno di un compagno. Perché ci sono gatti che possono soffrire davvero la solitudine (ne avevamo parlato anche qui: Le 6 cose da fare per inserire un secondo gatto in casa). Soprattutto da quando la civiltà li ha inseriti in contesti domestici nei quali sembrano, nonostante la loro natura, trovarsi molto bene. Con l’influenza sempre più attiva dell’uomo, insomma, anche il gatto pare essere diventato un animale sociale.
5 motivi per cui il gatto ha bisogno di un compagno
Il sistema sociale felino è molto più variabile di quello degli animali definiti sociali: pur trascorrendo molto tempo da soli, i gatti si legano molto ai propri simili e formano rapporti profondi. E nei nostri gatti domestici, curati, coccolati, viziati, praticamente padroni di casa, la componente sociale è ancora più spiccata specie se il gatto è giovane, nel pieno delle sue energie. In breve, il gatto è stato definito dagli esperti un individualista socievole.
Ecco quindi 5 motivi per cui un gatto ha bisogno di un compagno:
- a meno che il tuo gatto non sia particolarmente solitario e restio al contatto con altri animali, un amico potrebbe rendere la sua vita senza dubbio più giocherellona e serena: potranno giocare o stringersi l’uno all’altro, curarsi il pelo a vicenda, bisticciare per poi diventare ancora più amici…;
- se vanno d’accordo, un altro gatto può diventare l’unica possibilità di avere un compagno di gioco che non sia l’umano e che quindi sposi le dinamiche di gioco feline;
- la presenza di un altro micio evita nel gatto disturbi come aggressività, stress e frustrazione dovuti al fatto di vivere in casa da soli per troppe ore al giorno;
- se il gatto si confrontasse solo con noi, nella maggior parte dei casi si manifesterebbe quella che viene definita “sostituzione interattiva”, ovvero il gatto si relaziona a noi come se fossimo dei gatti. Ci chiede di giocare, di comunicare ma… noi non siamo gatti!;
- eventuali disturbi comportamentali, come graffi eccessivi o bisogni per casa, che possono essere sintomo di una profonda sofferenza della solitudine, si ridurranno (per approfondire: Gatto stressato: i segnali per riconoscerlo).
Secondo gatto in casa: sì o no?
Alla domanda se sia giusto o meno prendere un compagno peloso al nostro micio, la risposta però è che bisogna valutare attentamente il carattere dei mici che vogliamo far convivere. In particolare:
- se il gatto che hai già in casa è giovane come il secondo che vorresti prendere, di solito ambientarsi non rappresenta un grosso problema, al massimo ci sarà qualche baruffa iniziale dopo la quale i due diventeranno in fretta buoni amici, anzi, in molti casi, inseparabili;
- se il gatto che hai già in casa è anziano è meglio evitare di inserire un altro gatto, perché potrebbe diventare invece fonte di stress (leggi anche Un compagno di giochi per un gatto anziano: è una buona idea?) e specie se non ha mai avuto esperienze con i suoi simili. Se finora ha sempre vissuto da solo, probabilmente non sarà entusiasta di dover dividere con un altro tutto ciò che ha sempre considerato una proprietà privata. Se poi si tratta di un gattino desideroso di giocare tutto il giorno, i più anziani di solito perdono presto la pazienza. Dunque, nel caso, la cosa migliore è mettergli accanto un gatto adulto o addirittura già anziano, meglio con un carattere dimesso.
Cosa sapere se si vogliono introdurre più gatti
La situazione si potrebbe fare più complicata se i gatti sono tre, perché c’è il rischio che due di loro facciano “squadra” contro il meno socievole, stressandolo. È una cosa che succede spesso perfino tra i fratelli di una stessa cucciolata. Ma il problema si può evitare cercando di unire con intelligenza tipologie di gatto differenti, per esempio una personalità dominante potrebbe vivere bene accanto a mici tolleranti, meglio se del sesso opposto.
I comportamenti tra gatti sono abbastanza decifrabili e di solito c’è sempre qualcuno che domina sull’altro (per esempio, ha diritto di occupare il suo posto preferito in poltrona anche se c’è già un suo simile e l’altro, solitamente, si alza subito e se ne va). Questa distribuzione dei ruoli è normale e noi padroni dobbiamo intervenire solo se il dominante è molesto e il gatto subordinato è sempre sotto stress.
Cosa fare quando arriva il nuovo amico in casa
La casa è per il gatto il suo territorio che deve difendere dalla intromissione dei suoi simili estranei. All’inizio quindi potrebbero esserci piccoli problemi che però in genere si risolvono in breve tempo. In genere, comunque, i maschi diventano in fretta buoni compagnoni, mentre le femmine tengono maggiormente le distanze e reagiscono in maniera più capricciosa. Ma alla fine il “vecchio” gatto riconoscerà i vantaggi della vita a due e sarà felice di avere un compagno di gioco e di coccole. Vediamo alcune cose da mettere in pratica quando arriva il nuovo amico in casa.
- Mantieni le abitudini del tuo “vecchio” gatto e continua ad assicurargli attenzioni e coccole: in questo modo imparerà a mettere in relazione il nuovo arrivato con qualcosa di positivo. Per gelosia infatti potrebbe diventare aggressivo o depresso, perché ha paura di perdere l’attenzione del padrone e collega la cosa al nuovo gatto. La cosa essenziale è che per il micio di casa tutto resti il più possibile invariato, che i ritmi quotidiani siano rispettati e che continui a ricevere le stesse attenzioni.
- Evita di inserire una femmina in una casa in cui vive un maschio di 8-12 mesi, prima di averlo castrato: il suo arrivo potrebbe stimolarlo sessualmente, spaventando la nuova arrivata
- Rispetta la teoria del cosiddetto “contatto graduale”: assicurati che il gatto che porti a casa sia sano e lascialo libero immediatamente di esplorare la casa in modo graduale, iniziando per esempio da una stanza. Dopo circa un giorno programmiamo il primo incontro, assicurando al “padrone di casa” coccole e attenzioni. Con queste precauzioni, che potrebbero durare fino a una settimana di semi separazione, il gioco dovrebbe essere “quasi” fatto.