La killer dei gatti di Lecco è stata condannata a sei mesi per uccisione di animali e a due di libertà vigilata. 

18 Dicembre 2019 di Vanessa Amati

Lecco: Condannata la Killer dei Gatti

La killer dei gatti di Lecco è stata condannata a sei mesi per uccisione di animali e a due di libertà vigilata. Enpa: “Rimane la grande preoccupazione che la donna possa reiterare i reati”.
In un nostro precedente articolo vi avevamo raccontato la macabra vicenda che vedeva coinvolta una donna milanese residente a Lecco, accusata di aver ucciso due gatti e di averne maltrattati altri tre. L’imputata aveva un modus operandi ben preciso: era solita far leva sulla buona fede degli affidatari per farsi dare in custodia animali che finivano per essere maltrattati o uccisi. Due le morti accertate: Stellina, che si ipotizza essere stata congelata in un freezer, e la gatta Stella, deceduta in seguito a percosse. Meglio è andata al gatto Damon e ad altri tre felini che, pur maltrattati, sono comunque riusciti a sopravvivere alle sevizie.

Condannata la Killer dei Gatti

Il processo a carico della donna, iniziato martedì 14 maggio presso il Tribunale di Lecco, si è concluso martedì 17 Dicembre.  L’imputata è stata condannata per il reato di uccisione di due felini e il maltrattamento di uno dei suoi gatti. Il giudice ha disposto nei suoi confronti la libertà vigilata per due anni. Ciò che lascia perplessi è il riconoscimento in capo all’imputata di un parziale vizio di mente e la condanna, puramente simbolica, a risarcire l’Enpa, costituitesi parte civile,  con una somma pari a 500 euro. Il giudice, dei quattro gatti che secondo l’accusa aveva maltrattato ha riconosciuto il reato di maltrattamenti solo con riferimento a un felino, e ravvisando, negli altri casi l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Il giudice ha disposto nei confronti della donna il divieto di detenzioni di animali e la libertà vigilata per due anni al CPS di Lecco dove sarà monitorato il suo percorso psichiatrico.
“Nel rispetto delle sentenze, e nella consapevolezza di aver ottenuto il risultato importante che la donna non possa più detenere animali – afferma la Presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi – rimane però la grande e concreta preoccupazione che anche dopo questa condanna sussistano le condizioni per cui la donna possa tornare ad uccidere e a reiterare i reati per cui è stata condannata”.
“Nonostante la condanna minima irrogata all’imputata – afferma Claudia Ricci, avvocato Enpa – considerando il vizio parziale di mente, deve comunque evidenziarsi l’importanza di avere comminato la misura di sicurezza della libertà vigilata per due anni a carico della stessa. L’Enpa da diversi anni evidenzia che i soggetti maltrattatori di animali debbano considerarsi socialmente pericolosi. Va, infatti, sottolineato che l’Enpa in sede processuale aveva anche nominato un consulente di parte al fine di valutare la sussistenza di dinamiche socialmente pericolose” ( Per un approfondimento sulla violenza contro gli animali quale indice di pericolosità sociale clicca qui)

Noi ci chiediamo come sia possibile che alla donna sia stata comminata una condanna così lieve, considerando, in primo luogo, la reiterazione del reato, la violenza impiegata nel commetterlo, il modus operandi che lascia intendere la volontarietà dell’azione oltre che un piano ben preciso per l’esecuzione e in secondo luogo la circostanza che la donna non abbia mai dichiarato il proprio pentimento.

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